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Ammetto di aver ascoltato la prima volta la voce di John Gorka quasi per caso. Acquistai, infatti, nel 2010 il disco Red House, dell'omonimo trio formato da Lucy Kaplansky, Eliza Gilkyson e appunto il cantautore originario del New Jersey, di cui non avevo mai sentito parlare prima. Successivamente il nostro ha pubblicato Bright Side Of Down e oggi, a quattro anni di distanza, esce il suo quattordicesimo lavoro intitolato True In Time. Il disco è stato registrato - sotto la direzione del produttore e amico Rob Genadek - un po' alla vecchia maniera, vale a dire suonando in jam session, limitando al massimo overdubbing e ritocchi. Ne è uscito in effetti un disco che profuma di spontaneità e serenità, composto sostanzialmente da belle, quando non addirittura ottime, canzoni. Certamente la voce di Gorka (a metà strada fra Marc Cohn e Richard Thompson) è già garanzia di una buona dose di calore, ma a questa dote naturale ha saputo aggiungere le giuste melodie, spalleggiato da un gruppo di musicisti che sanno il fatto loro e che hanno fattivamente contribuito all'arrangiamento dei brani.

L'album alterna momenti più pacati ad altri dai tempi leggermente più ritmati e si apre con la delicata title track, ballata acustica tristemente ispirata dalla morte delle attrici Carrie Fisher e sua madre Debbie Reynolds, scomparse in un breve lasso di tempo l'una dall'altra. Il brano parla della musica, del tempo, del dolore che durante il lutto influiscono sulla vita delle persone chiamate a piangere chi le ha lasciate. La melodia invece ricorda, a un certo punto, la splendida If I Were Brave di Shawn Colvin. La midtempo Nazarene Guitar che segue, riporta subito il mood a un livello meno malinconico (piacevole la pedal steel di Joe Savage), ma in realtà alla fine dell'intero disco risulterà una delle poche eccezioni. Arrojo Seco parla di spazi e di terre sterminate, citando il Rio Grande, il New Mexico ma sullo sfondo il tema è quello della guerra. Sicuramente una delle più emozionanti.

Mennonite Girl parla di un delicato rapporto d'amore ormai finito e anche se nostalgica in fin dei conti non lascia un retrogusto di tristezza, ma di serenità, grazie anche alle dolci harmony vocals di Joel Sayles, che nell'album suona anche il contrabasso. Ci sono poi anche tre canzoni già note ai fan di Gorka, perché anticipate più volte dal vivo in passato, ma mai incise prima: Blues with a Rising Sun, Red Eye & Roses e la più scherzosa The Body Part Medley, quasi una canzone a parte rispetto al resto della track list. Il brano finale è una baldanzosa Ballad Of Iris And Pearl (prima di una riproposizione non molto diversa della title track che forse avrei evitato) che chiude più che degnamente questo ottimo disco in chiave folk americana. Questa ed alcuni episodi di True In Time a mio avviso riusciranno a sopravvivere all'usura del tempo, grazie anche a quei pregi che, in qualche modo, ho provato ad evidenziare.

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